29/10/2020
IL LATO STRUGGENTE DELLA DAD
La maestra che chiede a suoi alunni di “disegnarsi un cuore e colorarlo di rosso, come se fosse il bacio che non vi posso dare”.
Il bambino che, alla domanda su cosa sia un'isola, risponde: “Un mucchietto di sabbia con una palma sulla cima e il mare davanti”.
Il figlio adolescente della maestra che le sta accanto durante la lezione in videoconferenza. Le sue mani grandi che si intravedono nel monitor, mentre attivano la lavagna che sua madre non ha ancora imparato bene a destreggiare, la sua voce da ragazzone in “muta” che le suggerisce a mezza bocca qualcosa su come usare una funzione con cui lei sta ancora familiarizzando.
I bimbi che, perfettamente sincronizzati, rispondono “A scuola!”, quando l'insegnante chiede loro dove preferiscono fare lezione. Quella un po' più spigliata degli altri, che lascia l'audio acceso per aggiungere: “In questo microfono mi sembra che parlo da sola”.
La maestra che chiede ai genitori di aiutare i figli a tracciare le prime lettere in corsivo della loro vita: “All'inizio reggetegli voi la manina: lo farei io, se solo potessi”.
La nonna che assiste il nipotino di prima elementare. Che non trova il libro giusto nel mucchio che sua figlia le ha consegnato prima di correre al lavoro. Che non sa richiudere il microfono al momento opportuno, che non riesce a ridimensionare lo schermo quando sarebbe necessario. E che continua a sussurrare al computer “Mi scusi, maestra, mi scusi tanto”.
Ricorderò questa strana scuola a distanza come un'esperienza solitaria e spesso frustrante e ansiogena, ma anche come un viaggio di gruppo intriso di tanta umanità. Ricorderò l'abnegazione di molte maestre, le loro riserve inesauribili di pazienza. Di amore. La volontà indomita di genitori chiamati a un ruolo, a un mestiere e a una vocazione che non sono i loro. La fragilità di una nonna amabile, catapultata su un pianeta alieno per amore della sua famiglia. E ricorderò soprattutto la tenerezza dei bambini. Ancora semplici, ancora candidi, ancora così veri.