.Quand'ero ragazzo ero orgoglioso di possedere un coltello che m'era molto caro. Non si trattava di un temperino dei soliti; era un ronchetto, un'unica robustissima lama piegata a mezzaluna con una liscia e salda impugnatura di legno: non un oggetto di lusso o un gingillo, ma una vera e solida arma, uno strumento utile di forma antichissima e collaudata. Ricordo ancor bene il giorno in cui entrai
in possesso del mio bel coltello a forma di falcetto...
Mi arrivò un pacco pesante. Veniva da una ditta di utensili per orticultori con vanghe, badili, picconi, rastrelli e zappe conteneva alcuni pezzi più piccoli e più delicati; fra questi c'era anche il coltello ricurvo, che subito aprii e provai. Lucido mi scintillò davanti il suo acciaio nuovo, la molla posteriore scattò rigida e netta, e le borchie nichelate dell'impugnatura lampeggiarono. Non passò molto tempo che col mio coltello nuovo per poco non mi mozzar un dito, ne porto ancor oggi la cicatrice. :
Nel frattempo il giardino era stato impiantato e collocato, la casa costruita; e per lunghi anni il coltello mi accompagnò ogni volta che andavo nell'orto. Con quello ho potato i miei alberi da frutto, reciso girasoli e dalie per fame mazzi, tagliato archi. Una volta il coltello mi cadde tra le fiamme e si formò sul ma**co una piccola chiazza di bruciato che da allora in poi recò sempre e me l'avrebbe fatto riconoscere tra tutti i coltelli del mondo...