19/03/2025
LA TRADIZIONE DEL FALO’ DI SAN GIUSEPPE Di MICHELE PINTO - Dirigente Scolastico Emerito Un’antica tradizione rionerese, andata lentamente spegnendosi nel corso del tempo, voleva che a Rionero, ridente cittadina posta alle falde del Vulture, la sera del 19 Marzo, giorno in cui si celebra San Giuseppe, d a tempo anche la festa del papà, in ogni rione del centro abitato si accendesse un proprio falò, una catasta di legna e di fascine, messe insieme alla rinfusa, sulla cui parte terminale veniva issata la “pupa”, una bambola fatta di stoffe o di carte crespe multicolore, al suo interno imbottita di petardi e fiammelle. Quando il fuoco raggiungeva tale manufatto la cui fattura veniva affidata generalmente alla creatività di qualche brava sarta, e i piccoli ordigni ammassati all’interno esplodevano, era segno che il bel falò si era trasformato in brace. Mentre ragazzi e giovanotti continuavano a buttare petardi nella brace , le donne sedute in cerchio, intorno a quel che restava del sontuoso falò iniziavano a recitare il santo rosario, al termine del quale, armate di palette, raccoglievano un po' di brace ardente da portare a casa quale segno di benedizione. Una tradizione quella dei fuochi, di ancestrale memoria, trasmessa dai nostri padri il cui significato, non univoco, differiva da territorio a territorio, Un rituale che in alcune regioni, come quella della confinante Puglia, si consumava il 17 gennaio , giorno in cui si festeggia Sant’ Antonio Abate, Antonio del Fuoco, e più in generale in Basilicata per inneggiare alla primavera ormai imminente. L’auspicio è che tradizione come quella di Sant’Antonio Abate o questa, di San Giuseppe, non cessino mai di essere riproposte, come spesso accade in una società che, tutta curva sul suo “nuovismo”, metta da parte o, peggio ancora dimentichi la “tradizione”. Che non è slegata , diversa dall’innovazione, ma ad essa strettamente connessa, inscindibilmente legata. Il nuovo che avanza, è bene ricordare, non nasce dal nulla, ma si radica nella tradizione, intesa non come atteggiamento ripetitivo, stereotipato, usuale, bensì come un immenso capitale umano, sociale, culturale, che si innesta sul nuovo che avanza. E allor, che non si disperda la tradizione e che ben vengano iniziative come quelle messe in atto dall’ Associazione Culturale rionerese “ La Sfida del Torchio”, che dedica tempo, operosità, ingegno a tener vivo la fiaccola della memoria , quale testimone da passare alle future generazioni. Michele Pinto Rionero 17 Marzo 2025