03/07/2025
STORIA DI RHO
LE VIE
VIA CASTELLI FIORENZA
Ecco Un’altra delle prime strade, aperta su terreni di sacerdoti (delibera 24 novembre 1911 del Consiglio comunale) per favorire l’iniziato sviluppo industriale della nostra città e che ora dà facile transito alle maestranze degli stabilimenti Abital e Chatillon. Illustrandola nella sua dedica, non staremo a discutere se ormai sia, o no, arrivata l’ora di fare abbattere (abbattuto nel 1960 c.a.) quel rozzo ingombro che fa capo a Largo Mazzini e la rende poco simpatica.
Al nostro scopo basta l’invito ai cittadini di Rho di leggere, sul principio della rustica e gibbosa costruzione feudale, una stinta dicitura, resa sbiadita dagli anni, che suona : “Vicolo Castelli”, “Vicolo” perché prima della sua continuazione in linea retta fino alla barriera ferroviaria , esso si arrestava al portale di quel gran cortile che attualmente è segnato col numero venti ed era di scarico agli abitanti di questo.
L’altra parola “Castelli” , invece, ricorda la grave sventura che ebbero a soffrire i Padri Missionari alla fine del secolo XVIII e nel primo decennio del XIX.
Per la comprensione della br**ta vicenda è necessario risalire alle vittorie riportate da Napoleone Bonaparte a Montenotte e a Millesimo il 12 aprile del 1796. In seguito a queste battaglie tutto il milanese cadde in potere dell’Esercito francese, il quale proclamò la Repubblica Cisalpina, con l’abolizione di ogni legge feudale e relative investiture e con la dispersione di tutte le Congregazioni religiose, incamerando le loro proprietà.
La triste sorte colpì anche i Padri Oblati di Rho, i quali il 13 ottobre 1798 si videro spogliati di ogni possedimento e allontanati dal loro Collegio e dal Santuario.
Senonché la provvidenza pensò a cavarli da tanta rovina con l’intervento della Marchesa Lella Talenti Fiorenza, vedova del Marchese Castelli. La nobildonna si addossò l’impegno di concorrere all’asta governativa di vendita del Collegio e del Santuario, e dopo averli ottenuti fece sì che in quelle pericolose circostanze vi potesse abitare almeno un Padre per attendere alle funzioni della Chiesa. Nell’aprile del 1799 poi l’Austria faceva cadere la Cisalpina, perciò tutti quanti i Padri Missionari ebbero agio di tornare alla loro casa.
Ma una seconda tempesta li attendeva parecchi anni dopo, cioè quando Napoleone, ritornato dispositore della Lombardia, rinnovò nel 1810 il decreto 1796, sciogliente le Comunità Religiose sotto qualsiasi forma si fossero ricostituite. Di conseguenza ai Padri Oblati di Rho il 29 aprile dal Viceprefetto del dipartimento dell’Olona fu intimato lo sloggio dal Collegio. Essi fecero bensì osservare che non costituivano una comunità religiosa, trattandosi di liberi sacerdoti viventi ognuno privatamente nello stabile della Marchesa Castelli Fiorenza, ma l’autorità imperiale rinnovò l’ordine di uscirne, permettendo solo che la proprietaria vi alloggiasse i quattro sacerdoti più anziani per attendere alle funzioni del Santuario. Inoltre, le veniva imposto la sospensione dell’uso dei suoi beni di Rho fin quando fossero morti tutti gli altri che ella aveva alloggiati nel Collegio. Ad annullare tale ingiusta imposizione e per avere la libera disposizione del Collegio onde assicurare almeno la permanenza dei quattro che l’ordine dipartimentale concedeva, la pia signora si sottopose anche ad un versamento all’Erario di una ingente somma di denaro. Ella morì l’11 luglio 1813.
I cittadini di Rho conoscendo le dolorose vicende alle quali andarono soggetti in quella triste epoca i due monumenti più insigni della loro città, ma conservati alla propria destinazione, la residenza stabile dei Padri Oblati Missionari, dal generoso intervento della Marchesa Castelli Fiorenza, concorderanno alla Civica Amministrazione che era più che doveroso l’estendere l’intera arteria, assorbente l’antico vicolo, la memora delle di lei benemerenze. La nobildonna riposa a Rho in una delle tombe situate nel Santuario sotto l’altare dell’Addolorata.
Da 210 vedute di Rho e frazioni di Piero Airaghi e Mario Giudici – 1989 -ò