10/01/2022
9 gennaio 2018 ci lasciavi caro Michele..
Oggi mentre parlavo di te con mia moglie un caro amico ha squarciato il buio di questo periodo in cui la memoria e la mente sono sopiti,ha voluto rendere viva la tua memoria così , e di questo meraviglioso dono lo ringraziamo dal profondo del cuore.
IL GATTO E LA BOTOLA
A Napoli, in Vico del Fico del Purgatorio ad Arco, c'è un posto pieno di polvere dove il sole non batte mai. Sta lì da chissà quante decine di migliaia di settimane e adesso c'è una corsa leggendaria a raccontare quanti personaggi leggendari ci siano passati.
In Vico del Fico del Purgatorio ad Arco, già Vico Salvonato, in quel posto sottoterra pieno di sporcizia, fascino ed incanto, c'è una botola, che “il regista potrebbe avere un'intuizione e farci uscire un attore, che nessuno se lo aspetta e a un certo punto... BAM (sorriso illuminato in sospensione)”. Io una volta da quel tunnel che collega un buco mortifero del pavimento in camerino ad un altro buco del pavimento coperto da una botola in scena ci passai (tre anni fa, giusti giusti), e all'uscita trovai una bella ragazza toscana che alla fine ci scappò pure un bacio. Un bacio di scena, ovvio, ma pur sempre un bacio di una bella ragazza toscana.
In Vico del Fico del Purgatorio ad Arco, già Vico Salvonato, già Vico dei Rota, ci vive un gatto rosso, nato sul Vesuvio. Lui è più gatto di qualsiasi gatto e conosce il testo di qualsiasi opera mostrata in quello spazio di Vico del Fico eccetera; conosce pure i testi delle storie improvvisate ed ogni volta che delle persone stanno lì a raccontare storie, lui decide di attraversare la scena. Da qui a lì. Senza pause. Una volta sola. E, per chi vuole imparare, lui insegna la legge sul Tempo del Gatto, come disse una volta un maestro di teatro napoletan-comasco. Se nella tua storia raccontata a Vico del Fico non è passato il gatto, vuol dire che non valeva niente, la tua storia. O che forse era perfetta così.
In Vico del Fico del Purgatorio ad Arco, già Vico Salvonato, già Vico dei Rota, già Vico degli Offizieri, c'era un vecchio che viveva insieme al gatto, che scavò la buca da coprire con la botola e che in un pomeriggio di gennaio del 2009, il primo pomeriggio a Napoli della mia vita, mi disse “Falla qua l'improvvisazione”. E così andò.
All'ingresso del carcere romano di Regina Coeli c'è un gradino e a Roma si dice “chi nun ce inciampa armeno na vorta a quer gradino, nun è romano e manco trasteverino”.
Nel teatro napoletano tutti, almeno una volta, si sono presi a male parole con quel vecchio, se non peggio.
A Napoli, in Vico del Fico e bonanotte al secchio c'è una botola, c'è un gatto e sempre ci saranno.
Arrivederci Michele Del Grosso, padrino di Coffee Brecht e dell'improvvisazione teatrale napoletana. Grazie.
10 gennaio 2018