
13/07/2025
Suggeriamo. È uscito qualche mese fa al cinema, ma qualche sala lo proietta ancora. Oppure recuperatelo su qualche piattaforma. Ne vale davvero la pena, a noi è piaciuto molto.
Goliarda, Roberta e Barbara
L’abbiamo visto solo ora, in un cinema deserto a Trastevere. Eravamo in tre, tutte donne, e sconosciute tra noi. Ma sui titoli di coda non lo eravamo più. Potenza del cinema bello.
Parliamo di “Fuori” di Mario Martone.
È il 1980, e Goliarda, che si sta dedicando in quel tempo alla scrittura de “L’arte della gioia”, finisce in carcere per un furto di alcuni gioielli.
Tra le mura di Rebibbia la scrittrice entra in relazione con un gruppo di giovani detenute.
E lì, l’apparenza caduta diventa rinascita.
Dialogo autentico, scambi sinceri. Quelli che le erano mancati per così tanto tempo. Ragazze vive, che bruciano, e fanno tornare a Goliarda la voglia di vivere e di scrivere.
Il film ha, per noi, un merito in partenza, raccontare di Goliarda Sapienza. Scrittrice somma, morta senza aver avuto il riconoscimento del suo talento cristallino. Ma ha anche il merito di ridefinire i confini del dentro e del fuori. E descrive bene l’intensità dei rapporti di quelle donne dentro il carcere, infinitamente più viva di quelle fuori, nei salotti buoni. Aridi e senza respiro.