
23/07/2025
Credevo che la magia fosse stupire.
Mi sbagliavo.
C'è stato un tempo in cui la mia ricerca era quasi febbrile: trovare l’abilità più potente, il fenomeno inspiegabile, l’esperienza che lasciasse tutti senza parole.
Ero convinto che il successo si misurasse dalla grandezza dell'applauso, da un repertorio “potente”. L'obiettivo era uno solo: l'effetto "wow" più forte.
Poi, la svolta. Non è arrivata in un singolo istante, ma si è svelata lentamente, evento dopo evento. Ho iniziato a osservare non più le reazioni, ma le connessioni. Mi sono accorto che l'impatto più profondo non nasceva dal fenomeno in sé, ma da ciò che lo precedeva: il contatto visivo, il silenzio carico di fiducia, l'intesa che si crea tra chi racconta una storia e chi si lascia trasportare.
Ho capito che la vera magia non è mostrare qualcosa di impossibile, ma rendere possibile un'esperienza condivisa in un mondo dove la condivisione è praticamente solo online. Non è più una dimostrazione di abilità, ma la creazione di un racconto coinvolgente, dove ogni ospite non è spettatore, ma protagonista di un momento unico.
Da allora, il mio sguardo si è spostato. L’obiettivo non è più solo intrattenere, ma tessere storie che legano le persone, trasformando un evento in un ricordo che risuona a lungo, nell'anima e nella mente.