Cgil di Imperia Eventi

Cgil di Imperia Eventi "Non possiamo lasciare a chi verrà dopo di noi un mondo di precarietà e sfruttamento" 1.Maggio.2025

Con Donne Che Pensano – Ho ottenuto un posto nella sua lista delle interazioni settimanali perché sono tra le persone co...
16/05/2025

Con Donne Che Pensano – Ho ottenuto un posto nella sua lista delle interazioni settimanali perché sono tra le persone con più interazioni! 🎉

Lista delle cose necessarie a una giovane donna sola, madre, per sopravvivere: una casa, un lavoro, cibo, una scuola mat...
08/05/2025

Lista delle cose necessarie a una giovane donna sola, madre, per sopravvivere: una casa, un lavoro, cibo, una scuola materna, medicine, vestiti adeguati, luce, acqua, gas per cucinare e riscaldarsi.

Lista delle cose necessarie a una giovane donna, madre di due figli che lavora in fabbrica, su turni: qualcosa che non hanno ancora inventato.
Ci vorrebbe, per dirne una, un asilo aperto dalle due del pomeriggio alle dieci sera.

Quegli asili spesso si chiamano nonni, ma non tutti li hanno a disposizione. Per gli uomini si chiamano mogli, ma quando le mogli-madri sono quelle a dover lavorare e i padri si sono dati alla fuga, fisicamente ed economicamente, la soluzione è il nulla cosmico.

Ernesta ci ha pensato alla soluzione e ne ha trovata solo una: entrare in fabbrica col suo bambino di un anno tra le braccia, cercare un cartone abbastanza pulito e mettere suo figlio lì dentro, con una coperta a tenerlo caldo e con la speranza che dorma il più possibile, senza pianti che possano allarmare qualche superiore.
Per fortuna, alle quattro, i dirigenti smontano e il rischio di essere scoperta diminuisce notevolmente.
Del resto lei quel lavoro se lo deve tenere stretto. Sono cinque anni che viene assunta con un contratto interinale, sempre per la stessa fabbrica. Ma i suoi contratti hanno sempre durata massima di trenta giorni, spesso la assumono anche a settimana.
[...]
“ Quanto mi terranno? Mi vorranno ancora tra loro? Rimarrò senza lavoro”?
Ecco, tra le domande che più si è ripetuta Ernesta in questi cinque anni, questa davvero l’ha ossessionata. Il suo vero datore di lavoro è l’incertezza e nel suo personale statuto ci sono regole ferree ben note a tutti i lavoratori interinali.
Primo fra tutti, divieto assoluto di ammalarsi.
Se ti ammali, vai ugualmente a lavorare, ché tra quindici giorni altrimenti non ti rinnovano il contratto.”

Ernesta non sa che passeranno altri cinque anni, che non troverà più cartoni in grado di contenere suo figlio, ma il suo contratto ancora sarà precario.

Si sente una briciola dentro un ingranaggio che neppure si accorge di lei, e nella sua eterna fatica di vivere, invecchia.

Dieci anni di precariato, un’eternità di incertezze, timbrando il cartellino sempre nella solita stanza, lavorando con le solite macchine, in mezzo al solito odore di tubi tagliati.

Quando in fabbrica il lavoro aumenta a dismisura per nuove commesse, quando la necessità di assumere a tempo indeterminato per aumentare il personale diventa irrimandabile, viene stilata una lista di dieci operai a cui verrà trasformato il contratto.

Dieci nomi, maschili, di cui solo uno con due anni di contratti a termine in quella fabbrica, tutti gli altri assunti da meno di un anno.

Ernesta non ci sta.
Non dopo aver sputato sangue e denti e respiro per tenersi quel lavoro.
Affronta i suoi superiori e forte di tutto quello che negli anni ha letto, tutto quello su cui si è documentata, si rivolge a un sindacato e fa causa alla sua azienda.

Nel 2013, finalmente, ottiene un contratto a tempo indeterminato in quella fabbrica-casa in cui non si sente più ospite.

Con il contratto a tempo indeterminato si apre il mondo del credito, può chiedere un prestito per una piccola utilitaria, chissà, forse con la liquidazione potrà pensare di acquistare un monolocale.

Se le chiedi cosa significa essere precari per dieci anni, essere madre e sola ad affrontare tutto questo, lei piange e ti risponde così: “Vuol dire rubare l’insalata nell’orto del vicino per dare da mangiare ai tuoi figli una settimana prima che arrivi lo stipendio, e dire spesso a loro che tu hai già mangiato, per far bastare la pasta.

Vuol dire pregare di non ammalarsi e che non ti lascino a casa, perchè nel portafogli hai dieci euro e due monete da cinquanta centesimi sparse in borsa. Lo sai perchè hai frugato dentro sperando di trovare qualcosa di più.”

Oggi la stabilizzazione di Ernesta non sarebbe stata possibile, in conseguenza di una legge che nel 2015 è stata promulgata nell’ambito del Jobs act.

Andiamo a votare sì ai referendum 1 e 3 per abrogare leggi che rendono il precariato una piaga insanabile.

Nb: il racconto tratta una storia vera, come tutti quelli contenuti nel libro tascabile.
Ascoltare le storie di queste donne, dalla loro voce, sentire ancora la loro rabbia, la paura e le lacrime è stata un'esperienza forte di consapevolezza.

Dicono che questi sono i referendum di un sindacato.
Io vi dico che sono i referendum della gente, degli operai, degli impiegati, e il sindacato è solo la loro voce.
Andiamo a votare.
E votiamo sì.

Donne Che Pensano CGIL Imperia
www.donnechepensano.it

CGIL Imperia
Laura Ciccarelli

Lista delle cose necessarie a una giovane donna sola, madre, per sopravvivere: una casa, un lavoro, cibo, una scuola materna, medicine, vestiti adeguati, luce, acqua, gas per cucinare e riscaldarsi.

Lista delle cose necessarie a una giovane donna, madre di due figli che lavora in fabbrica, su turni: qualcosa che non hanno ancora inventato.
Ci vorrebbe, per dirne una, un asilo aperto dalle due del pomeriggio alle dieci sera.

Quegli asili spesso si chiamano nonni, ma non tutti li hanno a disposizione. Per gli uomini si chiamano mogli, ma quando le mogli-madri sono quelle a dover lavorare e i padri si sono dati alla fuga, fisicamente ed economicamente, la soluzione è il nulla cosmico.

Ernesta ci ha pensato alla soluzione e ne ha trovata solo una: entrare in fabbrica col suo bambino di un anno tra le braccia, cercare un cartone abbastanza pulito e mettere suo figlio lì dentro, con una coperta a tenerlo caldo e con la speranza che dorma il più possibile, senza pianti che possano allarmare qualche superiore.
Per fortuna, alle quattro, i dirigenti smontano e il rischio di essere scoperta diminuisce notevolmente.
Del resto lei quel lavoro se lo deve tenere stretto. Sono cinque anni che viene assunta con un contratto interinale, sempre per la stessa fabbrica. Ma i suoi contratti hanno sempre durata massima di trenta giorni, spesso la assumono anche a settimana.
[...]
“ Quanto mi terranno? Mi vorranno ancora tra loro? Rimarrò senza lavoro”?
Ecco, tra le domande che più si è ripetuta Ernesta in questi cinque anni, questa davvero l’ha ossessionata. Il suo vero datore di lavoro è l’incertezza e nel suo personale statuto ci sono regole ferree ben note a tutti i lavoratori interinali.
Primo fra tutti, divieto assoluto di ammalarsi.
Se ti ammali, vai ugualmente a lavorare, ché tra quindici giorni altrimenti non ti rinnovano il contratto.”

Ernesta non sa che passeranno altri cinque anni, che non troverà più cartoni in grado di contenere suo figlio, ma il suo contratto ancora sarà precario.

Si sente una briciola dentro un ingranaggio che neppure si accorge di lei, e nella sua eterna fatica di vivere, invecchia.

Dieci anni di precariato, un’eternità di incertezze, timbrando il cartellino sempre nella solita stanza, lavorando con le solite macchine, in mezzo al solito odore di tubi tagliati.

Quando in fabbrica il lavoro aumenta a dismisura per nuove commesse, quando la necessità di assumere a tempo indeterminato per aumentare il personale diventa irrimandabile, viene stilata una lista di dieci operai a cui verrà trasformato il contratto.

Dieci nomi, maschili, di cui solo uno con due anni di contratti a termine in quella fabbrica, tutti gli altri assunti da meno di un anno.

Ernesta non ci sta.
Non dopo aver sputato sangue e denti e respiro per tenersi quel lavoro.
Affronta i suoi superiori e forte di tutto quello che negli anni ha letto, tutto quello su cui si è documentata, si rivolge a un sindacato e fa causa alla sua azienda.

Nel 2013, finalmente, ottiene un contratto a tempo indeterminato in quella fabbrica-casa in cui non si sente più ospite.

Con il contratto a tempo indeterminato si apre il mondo del credito, può chiedere un prestito per una piccola utilitaria, chissà, forse con la liquidazione potrà pensare di acquistare un monolocale.

Se le chiedi cosa significa essere precari per dieci anni, essere madre e sola ad affrontare tutto questo, lei piange e ti risponde così: “Vuol dire rubare l’insalata nell’orto del vicino per dare da mangiare ai tuoi figli una settimana prima che arrivi lo stipendio, e dire spesso a loro che tu hai già mangiato, per far bastare la pasta.

Vuol dire pregare di non ammalarsi e che non ti lascino a casa, perchè nel portafogli hai dieci euro e due monete da cinquanta centesimi sparse in borsa. Lo sai perchè hai frugato dentro sperando di trovare qualcosa di più.”

Oggi la stabilizzazione di Ernesta non sarebbe stata possibile, in conseguenza di una legge che nel 2015 è stata promulgata nell’ambito del Jobs act.

Andiamo a votare sì ai referendum 1 e 3 per abrogare leggi che rendono il precariato una piaga insanabile.

Nb: il racconto tratta una storia vera, come tutti quelli contenuti nel libro tascabile.
Ascoltare le storie di queste donne, dalla loro voce, sentire ancora la loro rabbia, la paura e le lacrime è stata un'esperienza forte di consapevolezza.

Dicono che questi sono i referendum di un sindacato.
Io vi dico che sono i referendum della gente, degli operai, degli impiegati, e il sindacato è solo la loro voce.
Andiamo a votare.
E votiamo sì.

Irene Renei
www.donnechepensano.it

Filcams CGIL Imperia
CGIL Imperia
Laura Ciccarelli

05/05/2025

Live dal Liceo Cassini di Sanremo

02/05/2025

Indirizzo

Imperia

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Cgil di Imperia Eventi pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta L'azienda

Invia un messaggio a Cgil di Imperia Eventi:

Condividi