
29/09/2022
Avremmo voluto raccontarvi una storia diversa. Ma alcune storie, per quanto ci piaccia farlo, non le scriviamo noi.
Quattordici giorni fa abbiamo inaugurato la prima edizione di Sudarìa - Venti dal Sud a .
Eravamo felici, soddisfatti, gravidi di attesa, di bellezza. Donavamo alla splendida città che ci dà casa da qualche anno a questa parte qualcosa di bello, un'inedita forma di connessione tra popoli, culture, idee per rimescolarci e confonderci in nuove strategie umane ancora più efficaci.
Per la sua inaugurazione con noi erano presenti scrittori, musicisti, artisti venuti da lontano, Livio Romano, Antonella Caputo, Giorgio Consoli, Ninotchka, il nostro caro Fabrizio Marcantoni, nuovi amici, persone mai viste e attente all'ascolto e una pioggia che da fuori accompagnava ferma e insistente l'incastro perfetto che stavamo cercando di realizzare con tutte le nostre risorse a disposizione.
Poi d'improvviso qualcosa ha modificato i piani, come spesso accade quando la storia non la scrivi tu. Lampi e tuoni folgoravano il cielo, i nostri spostamenti randellati, noi non ci rendevamo conto.
Che dall'altra parte, a pochi chilometri da qui, qualcuno già moriva, qualcuno già soffriva, il panico, le urla, le onde di terra flaccida che scaraventavano giù alberi, case e poderi non li sentivamo da qui, non li vedevamo proprio.
I fiumi da queste parti dormono come cuccioli placidi e innocenti sui loro lettini. Eppure quel 15 settembre la pioggia e tutti i detriti che nel frattempo hanno inghiottito per anni li hanno resi come vulcani pronti a esplodere fango e macerie su tutti noi.
Scappare dalla Rotonda a Mare alle 22.20 dopo l'unico perentorio avviso della Protezione Civile con i bimbi tra le braccia, gli occhi in cerca di altri occhi e il più atroce disorientamento è stato ciò che ha reso sin dalla sua nascita Sudarìa ancora più forte e coraggiosa.
E a te, caro Scrittore di questa storia sadica, sappi che non molleremo. Che Sudarìa continuerà a connettere i mondi lontani, i popoli che li animano, le idee che li hanno resi contaminati.
E lo faremo soprattutto per chi non si ferma mai, per coloro che danno aiuto, per chi ha perso tutto, per chi sorride e maschera, per chi racconta la sua storia con il guscio del dolore incastrato in gola. Chissà per quanto ancora.
Non molleremo per l'amore che nutriamo nei confronti della bellezza, perché la bellezza è anche qui, in quello che vedete, in ciò che i nostri occhi non dimenticheranno mai.